Il welfare diventa proattivo: raccolta dei dati, analisi e tecnologia al servizio delle persone per non lasciare nessuno indietro
Città tecnologiche, resilienti e inclusive: è arrivato il momento di realizzarle mettendo al centro le persone e restituendo alle Istituzioni locali uno dei compiti principali, vale dire creare valore disinnescando le disuguaglianze, come indicato anche negli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite. Una finalità fondamentale da perseguire alla luce anche della pandemia COVID-19 che ha reso, se possibile, ancora più evidenti le differenze di condizione sociale ed economica. Un processo che parte da una visione più equa e inclusiva della società, dove gli individui e le famiglie sono i pilastri, e dalla consapevolezza che la digitalizzazione e l’innovazione debbano essere messi al servizio delle persone per migliorarne la qualità della vita. A cominciare dai servizi primari offerti.
L’emergenza Coronavirus ha infatti evidenziato come una forte presenza della rete socio-sanitaria del territorio sia fondamentale per tutelare in particolare i segmenti più fragili della popolazione, che devono essere prontamente individuati e protetti.
Questo è proprio il compito dei Comuni che, per ruolo istituzionale, sono i più vicini ai cittadini e quindi maggiormente in grado di coglierne i bisogni, gestendo le soluzioni in modo rapido e puntuale, senza lasciare nessuno indietro. Ciò significa poter contare su strumenti specifici di analisi e intervento che non possono essere di certo delegati alle strutture sanitarie, il cui fine è la cura clinica, ma ai Comuni che debbono poter governare una rete territoriale di servizi socio-assistenziali coordinata ed estesa, che sia strato intermedio tra il cittadino e le strutture sanitarie stesse.
Parliamo di un modello preciso, ma al tempo stesso flessibile, pensato per tutti i Comuni e dunque capace di adattarsi alle diverse caratteristiche e condizioni dei territori del nostro Paese. Perché la ripartenza dell’Italia passa anche da qui, dall’attenzione reale nei confronti dei bisogni dei cittadini, dalla capacità di saper dare risposte e dalla realizzazione di “nuove città” costruite intorno alle persone. Nascono così le Augmented Cities, una sorta di “evoluzione” delle Smart Cities: centri urbani tecnologicamente evoluti nei quali vuole crescere, vivere e lavorare la “generazione Greta”.
In questo contesto, la tecnologia non è un mezzo della Pubblica Amministrazione per creare nuovi servizi, ma uno strumento per rendere efficaci quelli esistenti: deve diventare invisibile e proattiva, vicina a cittadini, famiglie e imprese per poter rispondere efficacemente a bisogni espressi e inespressi. Il primo passo verso la realizzazione di questo modello è sicuramente la valorizzazione dei dati in possesso dei diversi livelli di PA, la loro integrazione che permette di dare significato a ciascun dato e consente di uscire dal paradigma secondo il quale l’onere della prova spetta al cittadino, dalle situazioni paradossali in cui i Comuni chiedono agli utenti di compilare moduli per indicare la propria residenza, che l’Ente stesso rilascia e certifica.
Il modello è pensato per divenire prassi amministrativa e gestionale consolidata, non solo per rispondere all’emergenza in questa particolare fase storica: deve diventare un vero e proprio patrimonio delle Amministrazioni pubbliche per la gestione completa dei servizi ai cittadini, valorizzando anche il contributo del terzo settore e degli operatori privati.
La soluzione complessiva incrocia il bisogno con le possibilità d’intervento e supporta una politica inter-istituzionale fondata sul cosiddetto principio del “presidio”. Un sistema (tecnologia, processi, servizi, competenze, metodologia) in grado di:
- fornire una base di conoscenza, dinamica, di tutti i soggetti e dei bisogni assistenziali, sociali e sanitari;
- definire protocolli e profili di intervento;
- disegnare soluzioni personalizzate per ciascun cittadino sulla base della conoscenza reale del bisogno;
- coordinare tutti gli interventi puntuali e di territorio e verificarne l’efficacia e i risultati;
- interagire con le strutture sanitarie per la presa in carico dei pazienti e il loro successivo decorso post-ospedaliero;
- coinvolgere tutti i soggetti, sia pubblici che privati, che cooperano sul territorio, assegnando ruoli e gestendo tutti i dati amministrativi connessi.
Sapere dove e come agire in tema di assistenza, è fondamentale, così come potenziare in modo preciso la rete socio sanitaria, garantendo efficienza ed efficacia degli interventi: un unico strumento e una gestione centralizzata dei dati e dei processi abilitano la mappatura dei bisogni e delle soluzioni (quanti sono, dove sono, come si può intervenire, chi può intervenire…) e la capacità di programmare gli interventi e gestire le emergenze.
Questo tipo di approccio abilita un governo centralizzato e integrato dei servizi assistenziali e sociosanitari con il coinvolgimento dei soggetti incaricati dell’erogazione dei servizi e degli interventi. In questo modo è possibile monitorare le condizioni di ciascun assistito individuando i soggetti e gli specifici bisogni, pianificando le attività, uniformando i processi operativi di assistenza, consuntivando in tempo reale gli interventi effettuati e localizzando su mappa i bisogni e la disponibilità di risorse. Allo stesso tempo consente di intercettare i bisogni inespressi e intervenire in modo proattivo, dando effettiva attuazione alla legge quadro 328/2000.
Il primo step prevede la creazione di uno standard per i Comuni, utilizzando i dati che già sono messi a disposizione degli Enti locali dagli Enti sovraordinati: un Sistema della Conoscenza Welfare, vale a dire appunto una banca dati ottenuta da fonti informative disponibili in tutti i Comuni che vengono “incrociate” con strumenti innovativi e abbinate a una piattaforma di analisi e consultazione dei dati; un Sistema che mette in relazione i numerosi dati socio-economici relativi a soggetti residenti e/o non residenti nel comune e tutte le altre banche dati disponibili. Da qui è possibile creare un framework attraverso il quale monitorare gli utenti, definire gli interventi da mettere in campo, verificarne l’attuazione, allertare i sistemi sanitari territoriali e regionali se e quando necessario. Gli stessi dati costituiranno la base che consentirà di elaborare, con strumenti di machine learning e intelligenza artificiale, le tendenze in atto nella comunità e i possibili scenari futuri in maniera predittiva.
L’obiettivo è fornire all’Ente un servizio che aggrega, normalizza e fornisce, i dati utili alla programmazione delle politiche sociali e all’adeguamento dei servizi sul territorio. Supporta l’Ente permettendo l’identificazione, in modo massivo e puntuale, dei soggetti socialmente fragili/isolati, l’individuazione dei soggetti destinatari degli interventi economici d’emergenza, tenuto conto di situazione economica, sociale e dei contributi già percepiti. Incrociando le banche dati sociali, economiche, Inps e comunali il sistema ricostruisce la situazione di ogni cittadino, dal punto di vista sociale ed economico, per estrarre in modo automatico segmenti di famiglie e cittadini secondo a parametri e filtri di interesse. I consolidati modelli di estrazione, bonifica e incrocio delle informazioni provenienti dalle diverse banche dati di rapida disponibilità per ciascun Comune rendono disponibili informazioni solide e puntuali per diverse finalità, quali ad esempio l’estrazione di elenchi di possibili beneficiari di contributi o servizi. Come gestire poi le informazioni? Grazie al contributo degli operatori della rete territoriale, vengono definite quelle necessarie alla gestione degli assistiti, i kpi (Key Performance Indicator) di monitoraggio e i livelli di alert.
Su questa prima base di conoscenza saranno infatti costantemente implementate le singole istanze o gli aggiornamenti pervenuti via web anche dagli stakeholder territoriali abilitati che operano a diretto contatto con le famiglie e che hanno disponibilità di dati informali e non tracciati.
Il sistema interagisce con gli assistiti e le strutture di assistenza, così da integrare per ciascun assistito i dati prodotti da device medici, telemetria e domotica. Inoltre è prevista la connessione con sistemi di chatbot proattivi, ovvero: ai pazienti vengono dati in dotazione dei dispositivi per programmare interazioni automatiche, allertando la centrale operativa quando le risposte deviano da quelli che vengono considerati dei comportamenti standard. Questo tipo di interazione permette di diminuire l’isolamento degli individui più a rischio e garantisce un contatto quotidiano con molti soggetti anche contemporaneamente, affinando ancora di più il sistema di monitoraggio e sostegno.
È possibile anche connettere il Sistema in modo bidirezionale con quello sanitario, mettendo le informazioni a disposizione ad esempio dei medici di medicina generale, della sanità territoriale e garantendo un preciso passaggio di informazioni nel momento di eventuali prese in carico del Sistema sanitario.
Un salto di qualità per rispondere alle politiche governative di supporto sociale, analizzare i fenomeni sociali, fornire ai futuri sistemi governativi di monitoraggio una base dati certa e completa per aumentare l’efficacia del sistema, monitorare l’evoluzione dei fenomeni sociali.
In questo modo il Comune diventa regista di un progetto di welfare di comunità che, oltre a dare il giusto supporto ai cittadini in maniera trasparente e proattiva, programma e attua politiche che aderiscano davvero ai bisogni dei cittadini e ne misuri l’impatto basandosi su dati reali, condivisi e di valore.